2 giugno – Festa della Repubblica 

Leggerissimeletture

Un libro consigliato. Pane nero, di Miriam Mafai

2 giugno – Festa della Repubblica 

Il 2 giugno si celebra nel nostro Paese la vittoria del voto repubblicano su quello monarchico al Referendum istituzionale del 1946. Alla fine della Seconda guerra mondiale l’Italia doveva essere in gran parte ricostruita, mentre la popolazione piangeva i suoi morti sotto il peso di una profonda crisi economica e morale.  Il processo di rinnovamento della struttura istituzionale dello stato procedeva velocemente. Fino alla Costituente gli alleati avevano imposto tuttavia una “tregua”: il regime monarchico sarebbe sopravvissuto finché non si fosse svolto un referendum. “Mai nella storia è avvenuto né mai ancora avverrà, che una Repubblica sia stata proclamata per libera scelta di popolo mentre era ancora sul trono il re”, scrisse Piero Calamandrei sul Nuovo Corriere della Sera il 9 giugno 1946 (cit. riportata in: Calendario civile, a cura di Alessandro Portelli, Donzelli, 2017, p.138). Una volta proclamata la Repubblica, si avvertì subito il bisogno di ridefinire anche i tratti identitari del paese. Nel 1949, furono individuate le prime tre solennità civili: il 4 novembre, il 25 aprile e il 2 giugno.  Queste feste, con la loro ritualità, sarebbero diventate fondamenti della memoria e della coesione repubblicana. La festività del 2 giugno sancisce da allora il giorno del referendum tra Monarchia e Repubblica attraverso il quale venne stabilita la forma del nostro stato, una data che coincide con il giorno delle elezioni dell’Assemblea Costituente cui partecipano per la prima volta anche le donne italiane. 
L’autrice di Artemisia, Anna Banti, la donna che avrebbe diretto per vent’anni insieme a Roberto Longhi la prestigiosa rivista Paragone, rammenta così l’emozione del suo primo voto, il cuore in gola e la paura di sbagliare tra il segno della Repubblica e quello della Monarchia: “forse solo le donne possono capirmi, e gli analfabeti. Era un giorno bellissimo”.

C’è un libro che le nuove generazioni dovrebbero conoscere perché racconta lo spirito, le aspettative, anche mancate, comunque esaltanti,  di quegli anni. Fu pubblicato la prima volta nel 1987 in pochi esemplari non essendo prevedibile il successo che avrebbe avuto a partire dagli anni Ottanta fino ad oggi: si tratta di Pane nero. Donne e vita quotidiana nella Seconda guerra mondiale, di Miriam Mafai, riedito nel mese di aprile 2022 da Rizzoli (Bur Saggi), per i dieci anni dalla morte della giornalista e scrittrice di origine fiorentina (1926-2012). 
Se qualcuno verrà a chiedervi cos’è la guerra, anche adesso che è tornata in Europa come mai avremmo creduto potesse accadere di nuovo, leggetegli Pane nero”, così scrive Annalisa Cuzzocrea nella bella prefazione al libro che si apre così:  
Quando Miriam Mafai scrisse ‘Pane nero’ avevo tredici anni e la guerra si studiava sui libri di storia. Era qualcosa di lontano, da cui erano tornati i nonni e i loro silenzi. Qualcosa che avevano sopportato le nonne imparando a cercar cibo nei giardini, ad allungare il brodo, a non sprecare il pane, a tener vivo un braciere, a cucinare senza olio e grassi, ma non per dieta, per mancanza.  A seppellire figli, anche, perché non si moriva solo al fronte: e anzi, alla fine, i morti civili eguagliarono quelli in battaglia. […]. Se verranno a chiedervi come si scrive, soprattutto come un giornalista dovrebbe scrivere, leggete loro Miriam Mafai” (Pane nero, Miriam Mafai, p. 5 e 9).

PM